“GUARATTELLE”

Ovvero l’impudente rivoluzione del libero arbitrio

Note di Regia

a cura di S. De Marco

Dicesi “Guarattella” il tradizionale burattino a guanto della tradizione popolare partenopea. Non solo.

“Gurattella”, nello slang dialettale, è anche la definizione di una situazione semplice che, in un mix di incomprensioni, confronti e schiamazzi, riesce a complicarsi fino all’assurdo. Il termine, di conseguenza, assume un connotato concettuale con riferimento ad una certa tipologia di situazione che, partendo da un incipit banale, coinvolge e capovolge significati e significanti. 

Esoteriche, folcloristiche, primigene e primordiali, le guarattelle hanno attraversato i secoli, assorbendo, e conservando, elementi distintivi e simbolici che le rendono apprezzabili ad un pubblico fatto di bambini e adulti. Rappresentano, al contempo, radice e frutto della medesima cultura, mezzo di comunicazione antico, ma diretto, di messaggi granitici e società poco distanti da tribali e totem.

Peculiare, in queste rappresentazioni, è la maschera di Pulcinella.

Se sui palcoscenici delle maschere, dall’antica Roma fino all’epoca di Goldoni, questo personaggio era “relegato” alla figura di sciocco e sfaccendato, in queste scatole/teatro fatte di legno e cartone finalmente egli trova la sua rivincita. Si trasforma, così, in eroe furbo, seppur ignorante, dai sentimenti semplici e lineari, costretto a combattere di volta in volta contro la legge prepotente, la malavita e persino la Morte in carne, stoffa ed ossa. Diventano semplici anche i suoi obiettivi: Pulcinella, ridicolmente, combatte per mangiare, avere un tetto sopra la testa oppure conquistare il cuore della sua amata Teresina, a suon di giochi di parole e frasi idiomatiche stravisate. 

Tutti i burattini sono identici, almeno così erano nelle loro prime forme, ed il loro carattere era definito dalla presenza del cappello come unico mezzo di identificazione. Tutti, tranne lui.

Ecco, Pulcinella è stato il punto di partenza per la stesura di questo testo, la cui gestazione è stata lunga e complessa proprio per la difficoltà di far coincidere la nostra opinione con il naturale intreccio della trama. Caposaldo e icona di un intero popolo da un lato, contenitore di stereotipi e brutture dall’altro: da qui l’impudenza della rivoluzione sottolineata nel titolo dell’opera, poiché per trasmettere il nostro messaggio abbiamo deciso di toccare nervi scoperti della nostra cultura con la solita intensità di cui necessita il teatro. 

L’autenticità richiede sforzo, sudore ed esposizione; per questo motivo, talvolta, è più semplice abbracciare il cappello che abbiamo deciso di indossare piuttosto che metterci in gioco e fare i conti con noi stessi.

Buona visione. 


Prenotazioni

Info e prenotazione obbligatoria al 3396304072

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