Gino Sorbillo, la pizza con l’ananas e quella meravigliosa passionalità sprecata

“Nemo propheta in patria”, dicevano i latini; “Campanilismo bello, addo’ si ghiuto?”, diceva Raffaele Viviani.

La storia e la geografia sono ricche di esempi di napoletani virtuosi: persone che hanno scritto e plasmato intere epoche e nostri concittadini che, tutt’oggi, sono manager di successo sull’intero stivale e oltre. 

Essere “bravo” dalle nostre parti non basta. 

L’inseguimento dell’eccellenza, e quindi l’esercizio della caparbietà, è una capacità che molti di noi sviluppano da bambini quando, per primi, amici, parenti e affini, sembrano non riconoscerti quel talento che allo specchio vedi limpido e trasparente. Così ti impegni, e lo fai più che nelle altre province d’Italia, perché ti viene inculcata una sindrome dell’impostore che porti sulle spalle, come un macigno da cui sai di non poterti liberare.

Questa è la storia di Gino Sorbillo, Enrico Porzio, Lorenzo Insigne e, non ci crederete, persino di quel Totò che oggi amiamo in modo viscerale, dimenticando che quelle stesse viscere boicottavano l’uscita delle sue pellicole di “seconda categoria”.

Gino Sorbillo DEVE esserci antipatico perchè, in fin dei conti:

  • “Che ha inventato? La pizza? Quello sotto da me la fa cento volte meglio”

  • “Mah, chissà a chi conosce per avere tutto questo successo”

  • “Sta sempre in mezzo: ogni volta che si parla di Napoli, eccolo che compare”

  • “E io dovrei farmi 5 ore di fila pe’ na pizza?”

  • “Avrà i suoi scheletri nell’armadio…”

… e così via.

Chiudere Gino Sorbillo nella categoria “pizzaioli” è dozzinale, soprattutto per portare a termine il nostro ragionamento. “Imprenditore” ci viene sicuramente più incontro, ed è così che dobbiamo, e dovete, capirlo. 

Ad ogni modo, all’indomani della nuova apertura di “Presepe Napoletano”, Sorbillo decide di inserire nel menù la pizza con l’ananas. Da imprenditore, lo fa per venire incontro alle richieste del turismo sempre più variegato ed esotico del nostro centro storico, e, sempre da imprenditore, lo fa per smuovere un po’ le acque sui social network consapevole di toccare i nervi più nascosti del Pulcinella mandolino-munito che alberga negli animi di tutti noi.

 

Per essere chiari: a noi l’ananas sulla pizza non piace, e non la mangeremo, come non mangiamo quelle con cheddar e bacon, con il pulled pork, la nutella e, per dirla tutta, manco con l’infinito pistacchio di Bronte.

Scoppia la rivolta social e fioccano i commenti al vetriolo dei ciuchini da tastiera. 

Ed eccoci arrivati al punto che ci ingrippa: questa focosa passionalità impiegata per difendere l’alimento patriottico dall’utilizzo dell’esotico frutto (mentre aumenta a dismisura l’abuso delle franco-americanizzate patatine fritte, ma questo è un altro discorso, ndr) non sarebbe più utile metterla in campo a favore di attività più utili e, soprattutto, in difesa chi con i fatti, investendo soldi, ha supportato l’evoluzione turistica della nostra città?

No, ribadiamo che la pizza con l’ananas non la mangeremo, ma ad imprenditori come Gino Sorbillo va la nostra personale pacca sulla spalla e l’augurio per l’apertura di questo suo nuovo punto vendita. A noi piacciono gli appassionati, quelli che danno forma e sostanza ai propri ingrippi.

E po’ siamo campanilisti, sul serio però.

 
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